Perché ricordare? Sono passati così tanti anni… 

Chi non si è mai posto questa domanda? D’altronde è una domanda lecita che come tutte le questioni merita una risposta, ed ecco la mia…

Il 27 gennaio 1945 i soldati sovietici dell’Armata Rossa varcano il cancello del campo di sterminio nazista di Auschwitz,  rendendo libere persone a cui era stata portata via l’identità tempo prima, come si porta via un giocattolo a un bambino che non si è comportato bene. Il problema è che la libertà, la propria identità, il proprio io, non è un semplice giocattolo ma un bene prezioso ed unico, che dovremmo essere messi in condizione di gestire.

Questo non risponde alla domanda ma è solo un’introduzione.

Tra le cause di ciò che successe nei campi di sterminio la peggiore è l’ indifferenza, il più grande di tutti i mali, il voltarsi dall’altro lato, il nascondere la polvere sotto il tappeto, il fare finta che non sia accaduto nulla.

“L’indifferenza è più colpevole della violenza stessa. É l’apatia morale di chi si volta dall’altra parte: succede anche oggi verso il razzismo e altri orrori del mondo.” (Liliana Segre)


Parole forti ed importanti quelle di Liliana Segre, scrittrice, senatrice della Repubblica Italiana, superstite dell’Olocausto, ma prima di tutto Donna, e sì, Donna con la D maiuscola poichè si è sempre battuta in ogni occasione contro  gli orrori che milioni di altre persone come lei hanno dovuto affrontare. Lei dice parole significative che ci possono aiutare meglio a capire l’importanza del ricordare. A volte noi adolescenti ricordiamo la storia solo perché ce ne parlano a scuola o in televisione, ma solo pochi di noi si documentano  per avvicinarsi alla realtà di ciò che accadde; ed è proprio qui che sbagliamo poiché è la disinformazione che genera idee, che neanche si potrebbero definire tali, come il razzismo e l’indifferenza che non ci permette di ricordare e comprendere appieno il male che hanno dovuto sopportare milioni di persone come noi.

Ciò per dire che bisogna ricordare per non ripetere e solo sapendo ciò di cui stiamo parlando possiamo riuscire a comprendere la realtà dei fatti. Tante volte mi è  capitato di sentire persone che non volevano guardare o ascoltare un documentario sull’Olocausto perchè “non mi piace, mi mette ansia, mi fa paura”, proviamo ora a pensare a un mondo dove tutti fanno questo ragionamento, dove saremmo arrivati? Che cosa ci sarebbe successo? Sarebbe accaduta la stessa cosa di ottanta anni fa? Non lo so e ho paura di  scoprirlo.

Vorrei, dunque,  fare un appello a tutti i miei coetanei, a tutti gli adolescenti che in questo momento sono seduti sui banchi di scuola, facendo il conto alla rovescia per la campanella dell’ultima ora: non dimenticate, ricordate. Non fate finta di nulla, osservate la realtà. Non dite cose come “tanto ormai è finito” perché è proprio per ragionamenti come questo che  migliaia di bambini, di donne, di uomini, di anziani hanno dovuto affrontare l’orrore, piegati dagli ordini di persone come loro, con carne ed ossa, con sangue pulsante nelle vene.

E’ l’apparenza che non dobbiamo guardare, perché piccole diversità fisiche non cambieranno ciò che siamo, ossia persone, e la diversità ci caratterizza e non deve essere qualcosa di cui vergognarsi, qualcosa di cui avere paura, perché rende il mondo più ricco.

Bisogna trarre insegnamenti dal passato per riuscire a comprendere meglio il presente. Gli anni non cancelleranno mai il dolore che milioni di persone hanno sofferto.

“ L’Olocausto è una pagina del libro dell’Umanità da cui non dovremmo mai togliere il segnalibro della memoria” (Primo Levi)

Tania Naccarato IIIC LC

Lascia un commento

Crea un sito web o un blog su WordPress.com

Su ↑