Dopo il danno la beffa…

Fino a qualche settimana fa pensavo che le istituzioni fossero state solidali con la mia città per quanto accaduto in quella terribile notte del 6 aprile 2009, quando un violento sisma ha portato via tanti nostri cari e cambiato in modo irreversibile il presente e il futuro di un’intera comunità: alla luce della recente sentenza emessa dal tribunale dell’Aquila che attribuisce una corresponsabilità alle vittime stesse, mi rendo conto che non siamo stati compresi.

Quando la mattina del 12 ottobre si è conosciuta l’inquietante, quanto paradossale, motivazione del taglio ai risarcimenti richiesti da coloro che hanno perso i propri familiari nel sisma, i cittadini aquilani sono rimasti sgomenti ed increduli. A quanto pare una parte delle 309 vittime, nello specifico le 29 persone che abitavano nella palazzina di Via Campo di Fossa, avrebbero il 30% di colpa per non aver lasciato le loro abitazioni dopo il continuo susseguirsi delle scosse.

Condotta incauta!” tuona il tribunale civile dell’Aquila… Come poter attribuire una colpa alle vittime per non essere uscite di casa dopo le prime scosse, quando lo sciame sismico durava da mesi? Come muovere questa accusa di “negligenza” a chi veniva costantemente rassicurato dalle autorità preposte?

Io, che abito in questa città da circa 18 anni e, che ne avevo soltanto 4 quando ci fu il terremoto, posso certamente affermare che questo evento ha condizionato gran parte della mia infanzia e della mia vita, dal momento che i segni di quella notte sono rimasti indelebili nel tempo, marcati nei miei ricordi di adolescente, che vive ancora in una città a metà.

Ma la battaglia legale non è ancora finita: si è riusciti in extremis ad impugnare una sentenza a dir poco assurda e a ricorrere in appello. Mancano ancora sensibilità, comprensione ed empatia verso chi non ha potuto scegliere il proprio destino, e adesso viene addirittura colpevolizzato: dopo il danno la beffa.

Federico De Amicis IVC LC

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